giovedì 7 gennaio 2010

L'esperienza di Famiglie Comuni

Il progetto “Famiglie comuni affidiamoci”, promosso dall’associazione Codice Adaf e finanziato dal CESVOT, vede coinvolte 6 importanti realtà del volontariato e dell’associazionismo aretino: “Ass. Donne Insieme”, “Pronto Donna”, “Ass. Il Sorriso”, “Ass. Sichem”, “Famiglia insieme”, “Ass. Valdarnese di Solidarietà”, oltre al Comune di Arezzo, la Conferenza dei sindaci del Valdarno, la Zona Sociosanitaria Aretina e la Provincia di Arezzo. Ciascuno dei soggetti coinvolti condivide l’interesse nei confronti dell’ argomento dei minori e delle famiglie che si trovano a vivere momenti di difficoltà. Tra i primi fondamentali obiettivi a riguardo c’era quello di tornare a parlare di Affidamento Familiare, interrogandosi in merito alla situazione attualmente presente all’interno del nostro territorio e quello di promuovere e rafforzare una rete che fosse realmente attiva e dialogica.
Durante i primi incontri, che potremmo considerare propedeutici all’attività di progettazione vera e propria, i partecipanti, rappresentanti delle diverse realtà territoriali, hanno ritenuto basilare procedere, in primis, ad un consolidamento della collaborazione tra le associazioni presenti all’interno della Zona Socio- Sanitaria e ad una messa in rete delle rispettive risorse, impegnandosi alla riflessione e al confronto.
Convinti della necessità di rilanciare nella nostra Provincia i temi della solidarietà e della sussidiarietà tra famiglie, i soggetti coinvolti in questa rete, hanno creduto che fosse indispensabile lavorare insieme alle Istituzioni (Comune, Provincia, Zona S.S.) in modo da rendere efficace un lavoro sul tema dell’affidamento familiare.
Questo passaggio avrebbe consentito infatti, di ottimizzare l’impegno profuso in modo che ciò che la rete si accingeva a promuovere, potesse aprire la strada a percorsi di lunga durata. Lo sforzo dell’ass. Codice Adaf, capofila del progetto e promotrice dei suddetti incontri, è stato dunque ripagato dalla buona disponibilità al dialogo e al confronto dimostrati da quelle associazioni e Istituzioni che hanno ritenuto fondamentale prendere parte ad una progettazione avvertita come significativa ed utile. Per questa ragione consideriamo uno dei risultati indubbiamente più significativi l’essere riusciti a mantenere nei mesi un contatto e uno scambio sempre costanti con ciascuno dei partner.
La progettazione, dunque, condivisa e costruita insieme, ha portato all’individuazione di alcuni passaggi attraverso i quali si è ritenuto proficuo sviluppare il progetto.
Abbiamo considerato che inizialmente si dovesse svolgere un’azione di sensibilizzazione della cittadinanza al tema dell’affidamento familiare e non solo. Ci interessava, infatti, tornare a parlare di solidarietà, di superamento delle paure e delle diffidenze che spesso ci rendono estranei gli uni agli altri e che alimentano quotidianamente vissuti di solitudine e disinteresse fino alla vera e propria indifferenza. Proprio in tal senso si è creduto opportuno rilanciare il tema dell’affidamento part-time grazie al quale singoli e/o famiglie possano mettere a disposizione le proprie risorse affettive e materiali anche soltanto per poche ore al giorno o alla settimana. Infatti, consideriamo che rendersi disponibili PER una famiglia in situazione di difficoltà (auspicatamente non grave), possa rappresentare un valido strumento di prevenzione da disagi ancor più profondi ai quali il nucleo familiare potrebbe verosimilmente andare in contro se lasciato a se stesso.
Inoltre, ci è sembrato opportuno sottolineare il carattere sempre bidirezionale insito nelle relazioni umane ed, in particolare, nell’incontro tra un bisogno ed una disponibilità. A ben guardare, infatti, il salto evolutivo, inteso in termini di arricchimento esperienziale ed emotivo, andrà a coinvolgere non solo chi trarrà diretto beneficio da un intervento di questo genere, ma anche colui che metterà a disposizione la sua sensibilità, finanche l’intera comunità.
Per tale ragione, dopo un’accurata ricerca sulle forme promozionali diffuse sul territorio nazionale ed internazionale, volta all’individuazione di slogan e messaggi che potessero accordarsi con i nostri intenti divulgativi, è stata ideata l’espressione “AFFIDATI A UN GESTO D’AMORE”. Abbiamo proceduto così, organizzando (con l’aiuto dei partners e delle Istituzioni locali) quattro incontri tematici rivolti all’intera cittadinanza, gratuiti e a cadenza settimanale durante i quali il dott. Tagliaferri e il dott. Francini, hanno condiviso con i partecipanti alcuni aspetti teorici, sociali e pratici dell’Istituto dell’Affidamento Familiare. Per ciascun incontro, inoltre, sono intervenute alcune famiglie affidatarie alle quali dobbiamo un caloroso ringraziamento per aver voluto farci partecipi della loro esperienza.
Trattandosi di un progetto sperimentale, il gruppo di lavoro ha ritenuto che ci si dovesse concentrare su due aree della nostra Provincia ed in particolare la Zona S.S. Aretina e quella Valdarnese. Per tale ragione, in vista di una successiva sperimentazione di nuovi affidamenti part-time proprio in queste aree, gli incontri di cui prima, si sono svolti sia in Valdarno (S.Giovanni, Figline, …..)che nell’area Aretina (Arezzo, Civitella, Capolona). Non sempre, tuttavia, questi ultimi sono stati accompagnati da un’alta affluenza da parte della cittadinanza. Nonostante questo, ci riteniamo soddisfatti dei risultati ottenuti grazie allo sforzo di sensibilizzazione (volantini, manifesti, articoli di giornale, interviste), dal momento che, come abbiamo potuto constatare, la ricaduta sul territorio in termini di interesse ed attenzione all’argomento è stata positiva (soprattutto in considerazione della complessità del tema trattato). Un ruolo tutt’altro che marginale hanno svolto poi, la dott.ssa Baielli e la dott.ssa Matracchi (rispettivamente responsabile e psicologa del Centro Affidi del Comune di Arezzo) con le quali abbiamo, di volta in volta, organizzato le azioni da svolgere e attuato una piena condivisione di intenti. Grazie a questa collaborazione, alcune famiglie che si sono dimostrate interessate a sperimentare questo genere di disponibilità, hanno potuto essere seguite in maniera professionale ed avviate alla messa in atto di affidamenti familiari. La collaborazione col Centro Affidi di Arezzo si è rivelata fondamentale alla realizzazione del progetto anche in considerazione del fatto che tale organo risulta normativamente preposto alla valutazione di aspiranti affidatari e all’attuazione e supervisione dell’affido stesso. Inoltre sono stati realizzati due incontri (uno ad Arezzo ed uno in Valdarno) con gli assistenti sociali delle due Zone in modo che potessero essere informati sul nostro lavoro e potessero considerarlo essi stessi come una risorsa di cui disporre all’occorrenza. Con gli stessi intenti abbiamo contattato, inoltre, le Associazioni dell’area aretina che si occupano di accoglienza di minori ritenendole interlocutori importanti e preziosi oltre che possibili collaboratori.
Da Ottobre in poi, in fine, è in corso l’effettiva sperimentazione di un gruppo di sostegno da parte di affidatari. Questa loro esperienza sarà seguita, come previsto dalla legge, dagli operatori del Centro Affidi ma anche da una psicologa esterna, individuata dall’associazione Codice Adaf, nella persona della dott.ssa Fissi (Fondazione Devoto). Costei si occuperà di condurre gruppi di sostegno ai quali potranno partecipare nuovi e vecchi affidatari. Si è ritenuto infatti, che la costituzione di questa particolare forma di sostegno, potesse permettere a chi si accinge a compiere un’esperienza tanto significativa, di confrontarsi con altri che come lui/lei condividono le perplessità, le preoccupazioni ma anche le gratificazioni implicate in una scelta di questo genere. Ci auguriamo che l’istituzione di questo gruppo possa andare ad integrare a lungo termine le forme di sostegno e le risorse a disposizione di chi intenda avvicinarci all’affidamento familiare e di chi già lo stia realizzando.
Inoltre, le riflessioni e tutto ciò che i partecipanti di questo gruppo sperimentale vorranno condividere, sarà raccolto poi all’interno di questo breve libretto realizzato grazie alla collaborazione dell’Istituto ASANA di Firenze.
Si è creduto, in fine, in accordo con le Istituzioni locali ed in particolare con la Provincia, che si dovessero allo stesso tempo coinvolgere anche le altre tre Zone Socio-Sanitarie (Valdichiana, Valtiberina e Casentino) in modo da creare, quanto più possibile, uniformità tra le aree. Di conseguenza, si è deciso di dedicare, proprio a queste ultime, tre particolari giornate di restituzione, programmate come azioni finali del Progetto e pensate per condividere, con i tecnici ed i responsabili di queste aree, risultati e criticità che hanno interessato l’anno di sperimentazione.

L'equipe del progetto

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